I bambini e le piante. Cos’hanno in comune? Che crescono, e li si può aiutare a farlo. Dev’essere stata questa l’intuizione che ha portato a intrecciare le storie di un’azienda leader nel mercato internazionale delle soluzioni per il nutrimento delle piante e un’associazione di promozione sociale che si occupa di educazione. Teatro di questa singolare esperienza è l’Abruzzo, dove si sperimenta una partnership inconsueta ma di straordinario valore, nella forma e nella sostanza. I protagonisti: Valagro, che ha fatto di innovazione e ricerca la propria cifra distintiva nella produzione di biostimolanti, tenendo fede a un principio irrinunciabile: tutela dell’ambiente e della salute; l’associazione “Maria Luisa Brasile”, che porta, non a caso, il nome di una maestra che negli anni ’60 fu pioniera di grandi innovazioni nella formazione di bambini e ragazzi, fondando una scuola sperimentale che fu modello in tutta Europa. Quell’eredità, oggi, si vuole recuperare, insieme a quel desiderio di segnare percorsi nuovi nel campo dell’educazione, variamente declinata, con particolare riferimento a genitorialità, legalità, rispetto dell’ambiente, diritti delle donne con particolare riferimento al contrasto alla violenza di genere, integrazione con il “diverso”.
« La nuove generazioni sono il nostro oggetto di interesse – precisa la presidente Adelaide Caldora – nella convinzione che sia centrale il tema di nuovi contenuti educativi per attrezzare i ragazzi ad affrontare un mondo dove negli ultimi dieci anni, senza andare troppo indietro, si è consumata una potente rivoluzione: sono cambiate le modalità di relazione e di comunicazione tra pari, con le famiglie, con il mondo della scuola e del lavoro, che richiedono una diversa consapevolezza e nuove “abilità” intellettuali. A fronte di un contesto sociale così profondamente mutato, pensiamo sia utile offrire ai ragazzi, agli insegnanti e alla famiglie occasioni per approfondire temi che sono quelli di oggi, e che spesso ci trovano impreparati». Proprio in questi giorni sono partiti i laboratori della Scuola dei genitori, incontri per fornire a famiglie ed educatori una mappa di “nuovi principi” su cui fondare il progetto educativo della generazione nata e cresciuta nel terzo millennio. La fatica di crescere (da genitore e da bambino), fare di meno ed essere di più, rinunciare per crescere, rispondere in prima persona (imparare la responsabilità): sono i temi dei primi quattro incontri, previsti con cadenza mensile, e riservati ognuno a un massimo di 30 iscritti, tenuti da affermate psicologhe che hanno contribuito a fondare l’associazione. Altri laboratori sono stati rivolti ai bambini nelle scuole elementari, su temi come giocosofia, l’amicizia ai tempi di internet, senza trascurare incontri pubblici sui temi riferiti all’adolescenza sviluppati con il contributo di professionisti del calibro di Alberto Pellai.
E questa galassia educativa ha finito con catturare l’attenzione di un’azienda come Valagro, dove si respira forte l’aria della responsabilità sociale d’impresa, e dove la politica aziendale non guarda solo al profitto. «Da anni la nostra sfida è portare sviluppo e benessere utilizzando meno risorse – chiarisce Ottorino La Rocca, presidente di questa multinazionale che opera in 90 Paesi – che vuol dire produrre di più e meglio per il fabbisogno mondiale, utilizzando meno terreno, meno acqua, meno mezzi tecnici. Per farlo abbiamo posto la ricerca e l’innovazione scientifica al servizio della Natura, consapevoli che prendersi cura del futuro significa lavorare insieme nel rispetto dell’ambiente e tutelando la salute di ognuno. Una visione che include necessariamente ragazzi e bambini, la cui educazione è il pilastro su cui si reggerà il mondo. Sostenere un progetto innovativo come questo vuol dire ugualmente investire sul futuro, che avrà bisogno di uomini e donne formati per rispondere alle sollecitazioni della modernità, che sappiano essere adeguati al loro tempo. Noi sentiamo di voler contribuire al loro percorso di crescita». Coltivare non ha avuto mai un senso così pieno. C’è speranza di vita buona.
Art. pubblicato su Il Sole 24 ore, rubrica Sanità 24, a cura della giornalista Licia Caprara