Spunti di riflessione
Quando si nominano i gruppi WhatsApp delle mamme, i toni non sono sempre entusiastici e i pareri alquanto discordanti. Pertanto viene da chiedersi: quali sono gli scopi di queste chat? Come stanno cambiando le relazioni tra le persone? Ma soprattutto, quali effetti hanno sulla crescita dei bambini e sullo sviluppo della loro autonomia? Ne parliamo con Sonia Di Ienno, insegnante di scuola primaria, Cecilia Natarella e Adelaide Caldora, psicologhe.
L’uso di social network e App di messaggistica ha modificato la velocità dei contatti, ma li ha resi anche più superficiali. I messaggi si frammentano nel tempo e nello spazio, il linguaggio parlato e scritto si trasforma in testi digitali, la mancanza di rapporti in presenza viene compensata con l’uso di emoticon, emoji, gif animate. La comunicazione è mutevole, tecnoliquida.
Anche le famiglie di oggi sono molto cambiate, si assiste spesso ad una confusione di ruoli o ad una delega del compito educativo. Le famiglie da tradizionali, sono divenute monogenitoriali, ricomposte, di fatto, insomma sono anch’esse diventate liquide. Nei confronti delle esperienze con i pari o con altre figure di riferimento che i bambini incontrano nel loro percorso di crescita, come ad esempio accade nell’ingresso a scuola, i genitori si pongono in modi diversi, oscillando tra gli estremi della protezione eccessiva del piccolo non ancora ritenuto in grado di farcela da solo, e il disinteresse. Atteggiamenti esasperati e sbilanciati, l’uno di sfiducia, l’altro di abbandono. Sempre più frequentemente si incontrano genitori “spazzaneve”, come li chiamano gli inglesi, costantemente impegnati a ripulire la strada davanti ai loro figli da ostacoli e impedimenti, giustificare e appianare. La tecnologia ha messo a disposizione di tutti gli smartphone e così è esplosa la moda della chat di gruppo dei genitori della classe. Prima che ci si potesse interrogare sugli effetti, il fenomeno era già dilagato.
La ricerca
Dalla necessità di indagare sulle chat di gruppo dei genitori nella scuola primaria è nata una ricerca, condotta nel 2017 nella Scuola Primaria Eroi Ottobrini di Lanciano, scegliendo come campione rappresentativo della popolazione locale, le classi quarte, che contano 74 alunni su 360 totali. Un’indagine preliminare ha rilevato che il 100% delle classi ha la chat dei genitori, di cui fa parte la totalità (intendendo almeno 1 genitore per alunno) o la maggior parte dei genitori e soprattutto le mamme.
Il questionario somministrato ha esplorato tre ambiti: la frequenza d’uso personale degli strumenti tecnologici, l’utilizzo dei gruppi di messaggistica e le finalità d’uso delle chat scolastiche.
Risultati e conclusioni
I dati raccolti confermano la notevole diffusione degli strumenti tecnologici tra genitori, il quotidiano uso di WhatsApp e l’appartenenza ai gruppi. I genitori sostengono di farne uso a scuola per diversi motivi, ma la maggior parte dei genitori non ritiene utili tali gruppi. Si evidenzia una predominanza di pareri favorevoli ad esercitare un controllo sui figli.
Dunque, con i gruppi WhatsApp va tutto bene? Le “cascate di informazioni” che si creano aggiungendo pareri a quelli già espressi, rendono più attendibili le notizie circolanti? Oppure ciò favorisce la nascita del conformismo?
Il vero controllo da esercitare è sul proprio pensiero, discernendo le informazioni, valutandone i significati e i contesti. C’è il rischio che WhatsApp si trasformi in uno strumento di tortura psicologica per genitori ansiosi e un accessorio di ipercontrollo verso i figli. Per il genitore, l’uso dello smartphone e della chat è la soluzione dei problemi. Per molti bambini il gruppo delle mamme sostituisce il diario, il libro lasciato a scuola e compensa la distrazione del bambino. Di fronte a questo provvidenziale rimedio, qualsiasi bambino si sentirebbe giustificato, sollevato dalla responsabilità. Di fatto si compie un’intrusione nella vita del bambino, un sostituirsi a lui nella gestione dell’impegno scolastico, che lo deresponsabilizza. Come genitori bisogna chiedersi quale sia la cosa migliore da fare per aiutare davvero i figli a diventare grandi e autonomi. “La tecnica infatti non tende a uno scopo, la tecnica funziona” come ricorda Umberto Galimberti, essa è l’ambiente che ci circonda, ha trasformato i nostri modi di agire e spesso non per nostra scelta, ma accade inevitabilmente. Di fronte al progresso tecnologico, è sempre bene chiedersi “che cosa possiamo fare noi con la tecnica?” piuttosto che “che cosa la tecnica può fare di noi?”